
PASSO 0
LA PARTENZA
Questo intervento parte dal presupposto che intendiate spendere seriamente del tempo nel vostro mix, parecchie ore, con l’intenzione di ottenere un risultato professionale con criterio, più che per caso.
Presuppongo che possediate una registrazione multitraccia, e che questa registrazione conten- ga circa 8 tracce di batteria, una o più di basso, alcune tastiere e/o chitarre o altri strumenti, una voce solista, magari alcuni cori, forse qual- che traccia di percussioni, e magari anche alcuni effetti speciali che suonano bene e al momento giusto.
Ovviamente considero che abbiate un buon si- stema di missaggio, come Logic, Sonar o Cuba- se SX. Sono tutti straordinari se paragonati al setup che usavo una volta ai Solid Bond Studios in Marble Arch a Londra, che costava, non sto scherzando, un milione di dollari. Niente male come prospettiva, no?
In alternativa potreste avere a disposizione un tradizionale mixer multicanale collegato a un registratore multitraccia, con un ragionevole set di outboard quali riverberi, compressori, equa- lizzatori, de-esser e simili. Non avrete bisogno di tutto questo, ma sicuramente qualcosa vi ser- virà.
PASSO 1
PRENDERE CONFIDENZA
Inserite un riverbero corto in una mandata ausi- liaria (aux send) ed un riverbero lungo in un’al- tra mandata.
Riproducete la canzone. Magari mettetela in loop, in modo da non dover riavvolgere e pre- mere Play a ogni ascolto.
Adesso allineate tutti i fader all’incirca in una posizione intermedia. Esattamente! Ogni fader! Non cominciate ancora a missare, ma sempli- cemente tirate su tutto. Se il master stereo è troppo alto, abbassate un po’ tutti i fader. Non preoccupatevi di usare gli aux send, o l’equalizzazione, o qualcos’altro. Assicuratevi solo di aver tirato su tutto.
Se da qualche parte sentite un suono che asso- miglia a quello di un oscillatore, allora proba- bilmente avete trovato la traccia del “timeco- de”…
Normalmente si trova sulla traccia 23 o 24 o comunque in una traccia esterna, nel mixer. Ovunque essa sia, mettetela in mute. Normal- mente non è una traccia destinata all’ascolto (anche se le tracce del timecode sono state stra- namente usate, come effetto, in qualche remix). Se la traccia timecode viene inviata a un’apparecchiatura esterna come una drum ma- chine o un altro registratore multitraccia, assicu- ratevi di averla mutata in modo da non creare problemi.
Adesso, mentre la canzone sta suonando, co- minciate a tirar su i fader degli elementi che non riuscite a sentire, mentre abbassate quelli delle cose troppo alte di volume. Per ora usate i pan in maniera abbastanza casuale, spostando dal centro alcuni elementi per ottenere più spazio. Per ora tenete cassa, rullante, basso e voce per- fettamente al centro.
Non toccate ancora l’equalizzazione o le mandate effetti!
Ascoltate la canzone un po’ di volte. Cercate di capire quale sia ogni parte e segnatela. Se usate un PC o un mixer digitale il software normalmente vi permette di farlo. Se usate un mixer analogico, annotate tutto su carta, o, meglio an- cora, scrivete sotto gli stessi fader, facendo in modo di non rovinare il banco. Se il banco è fatto di metallo o di plastica allora potete scri- vere anche sulla superficie stessa del mixer u- sando una matita speciale (che può essere poi cancellata); non usate pennarelli indelebili! Se il banco ha una fascia in pelle, o non siete sicuri di quanto “permanente” o meno sia il pennarel- lo, allora attaccate una striscia di nastro bianco lungo la console e usate quella. Alcuni preferi- scono usare sempre il nastro di carta, in modo da poterlo tenere in studio anche a sessione fi- nita e da poterlo riattaccare sul banco in caso di necessità. In ogni caso assicuratevi sempre di non rovinare il banco scrivendoci sopra.
Una volta fatto questo, fatevi un rudimentale schema mentale di come sono disposti i fader, o memorizzateli nel software. Non state ancora creando un mix, ma solo familiarizzando con il contenuto di ogni traccia. In un sequencer tipo Cubase Sx, siete parecchio aiutati dal fatto che potete fisicamente vedere se c’è del contenuto sonoro in un qualsiasi punto di ogni traccia semplicemente guardando la timeline.
In un sistema di registrazione tradizionale pote- te solo ascoltare. Se una traccia sembra vuota, lasciatela accesa a un volume abbastanza alto (e magari spostala col pan completamente da una parte), in modo da accorgervi subito se im- provvisamente da essa viene fuori qualcosa.
A volte può succedere, specialmente in caso di un numero limitato di tracce, che una traccia contenga differenti strumenti in punti diversi della canzone.
Dovreste essere sorpresi dal fatto che non siete ancora pronti per missare, quindi non mettete ancora mano a EQ o mandate!
Anche quando conoscerete a fondo il contenu- to di ogni traccia in ogni punto della canzone, non sarete ancora pronti al mix.
Dovete fare ancora alcune cose, e questa è la parte divertente! E ci vuole del tempo!
Ascoltate attentamente come ogni elemento della registrazione contribuisce alla canzone.
Ci sono degli strumenti che per avere significa- to devono sicuramente lavorare assieme?
Cosa intendo con questo? Intendo dire che po- treste trovare una parte di percussioni, diciamo un tamburello. Quando ascoltate le tracce delle percussioni potreste trovare un’altra parte, di- ciamo una cabasa, che “dialoga” con il tambu- rello. Queste cose di solito lavorano bene in stereo, per esempio il tamburello a sinistra e la cabasa dall’altra parte. Controllate quale posi- zionamento stereo e quale livello funziona me- glio per questo tipo di elementi.
Anche altre parti normalmente “conversano” tra loro. Le parti di chitarra, ad esempio. Prova- te a fare la stessa cosa, con una parte tutta a de- stra ed una tutta a sinistra. Forse suona troppo “dozzinale” così? Provate dei posizionamenti più accurati. State affinando la conoscenza della canzone e dell’arrangiamento in maniera da ca- pire sempre meglio le intenzioni degli artisti e del produttore che hanno messo insieme gli ar- rangiamenti. Non abbiate paura di muovere troppo i fader, NON state ancora missando.
È estremamente importante che ascoltiate la canzone da diversi punti di vista, come se foste il chitarrista o il batterista.
Spesso è importante mutare tutto a eccezione delle chitarre o della batteria, per esempio, in modo da capire le loro sottili relazioni. Inoltre prendete nota degli strumenti che “cozzano” tra loro. A volte durante le registrazioni, a causa di un ascolto provvisorio, non sempre si capisce che alcune parti non funzionano bene assieme. Visto che dovete missare la canzone, tenete conto di queste cose.
Assicuratevi di leggere ogni nota che accompa- gna la canzone. Io uso carta e penna ma molta gente usa il Blocco Note del PC per memoriz- zare le informazioni. Assicuratevi di aver letto ogni nota presa in fase di registrazione. Potreb- be essere imbarazzante spendere un sacco di tempo per tirare fuori il suono da una traccia e poi scoprire che ti avevano lasciato un appunto con scritto “La traccia 14 non è da usare, deve essere cancellata!”. Inoltre tenete a mente che in parecchi casi non è necessario usare tutte le par- ti registrate. In fondo la band sta anche cercan- do (forse) un briciolo della vostra creatività.
Certe volte, se “ingrossate” un elemento della canzone, altre parti potrebbero non essere più necessarie
Un’altra cosa da considerare sono le vecchie “parti”, semplicemente “dimenticate” nella regi- strazione, e che non devono essere usate. Se sentite qualcosa di particolarmente strano e ave- te un dubbio, telefonate all’artista o al produtto- re e chiedete se la traccia in questione è effetti- vamente da usare. Molto spesso non va usata! A volte (specialmente quando alla registrazione hanno partecipato diversi produttori) la gente ha paura di cancellare le tracce da una prece- dente versione e magari le lascia “giusto in caso che…”. Hugh Padgham (il leggendario produt- tore inglese) una volta ha missato una canzone degli “The Human League” che era divisa tra 6 nastri a 24 tracce, per un totale di 144 tracce (!), semplicemente perché tutti i produttori che in precedenza ci avevano lavorato sopra erano troppo spaventati per cancellare il lavoro dei lo- ro predecessori. Ovviamente, il suo primo lavo- ro è stato spendere molte ore per “snellire” le registrazioni e ridurre il tutto a un multitraccia a 24 tracce, decisamente più gestibile. Questo ge- nere di mentalità è scorretta nei confronti del- l’ultimo produttore/tecnico di missaggio, ma dovete aspettarvi che esista, e allo stesso modo aspettarvi che non necessariamente ogni cosa dovrà essere usata nel mix. Per compiere queste decisioni è opportuno spendere molto tempo e familiarizzare con il contenuto della registrazione.
Un mixer con fader veri (quelli che muovete con le dita, non con il mouse) accelera decisa- mente queste procedure. Con un colpetto pote- te spostare rapidamente i fader ovunque e “sen- tire veramente” la canzone tra le mani. Se state missando nel computer, potreste pensare di ac- quistare uno di quei controller MIDI dotato di fader o potenziometri, in modo da muovere i livelli su e giù con maggior velocità.
Ci sono anche altri controller che ti possono aiutare. Il mio campionatore Yamaha sul fron- tale ha quattro potenziometri che possono esse- re configurati per funzionare come controller MIDI e possono essere molto utili, così come aggeggi strani tipo il Line 6 POD possono esse- re usati come un versatile controller MIDI nel missaggio, oltre che essere uno strumento per chitarristi.
Se, in un sistema basato sul MIDI, pensate che alcune automazioni stiano soverchiando i mo- vimenti del controller esterno, verificate se il
software consente di escluderle. In alternativa potete configurare il controller in modo da usa- re il controllo Expression anziché Volume (poi- ché nessuno automatizza l’ “espressione”). Questo vi permetterà di controllare i volumi mantenendo intatti i precedenti dati di automazione.
Ugualmente, nel missaggio, se i livelli sono au- tomatizzati, potete ancora regolare i “trim” dei singoli canali, mantenendo i movimenti auto- matizzati dei fader.
A questo punto dovreste avere una buona idea generale di come la canzone è stata pensata per essere “messa insieme” e probabilmente avete preso qualche appunto, su carta o nella vostra testa, sulle cose che pensate di fare quando mis- serete davvero. Se ancora non avete uno strac- cio di idea, beh, onestamente credo sia oppor- tuno che ascoltiate ancora un po’ la canzone, perché ancora non avete capito abbastanza per potere agire facendo tutti i piccoli ritocchi che in realtà costituiscono il vero missaggio.
Alcune volte ho interrotto il missaggio proprio a questo punto, per dire all’artista: “Guarda, non riesco a capire come mettere insieme gli e- lementi della canzone. Puoi sederti con me e aiutarmi a capire come intendevi fare, visto che da solo non riesco a capirlo?”. Di solito la gente prende al volo questa opportunità, ed è felice di aiutarti.
Siate sicuri, inoltre, di aver ascoltato, e ca- pito, le parole della canzone e di aver com- preso il suo senso emotivo e sonoro.
Una volta che si ha in testa una “mappa” della canzone, e “conoscete il territorio”, sarete quasi pronti a missare davvero il brano.
E come farete?
Passerò subito alle linee guida, ma, per essere onesti, dopo che avrete fatto quanto descriverò per un po’ di volte, semplicemente “saprete” quello che c’è da fare, e, salvo qualche strano imprevisto, semplicemente inserirete il pilota automatico per periodi di una trentina di minu- ti, quindi vi siederete ad ascoltare cosa avete fat- to, con obiettività, e ripeterete queste procedure a oltranza finché il mix sarà finito.
Spesso può essere utile, a mix concluso, quando tutto è a posto e sono andati tutti a casa, esaminare più da vicino che cosa avete fatto davvero, perché la maggior parte delle volte proprio non lo si sa, avendo usato esclusivamente le proprie orecchie. È utile fare questo piccolo studio alla fine del missaggio, in modo da poter usare que- ste impostazioni in futuro, nel caso in cui per qualche ragione le vostre orecchie non funzio- nino bene. In questi casi queste impostazioni vi serviranno da “paracadute”.
Questo non vi piace? Vi sembra di “missare con i numeri”? Certo, non è proprio un bene, ma a volte non c’è alternativa.
Capita spesso di aver prenotato una sessione di lavoro in un grande studio e tu ti svegli la mat- tina con un maledetto raffreddore e non riesci a sentire un cavolo. Certo, la cosa migliore sareb- be chiamare un altro tecnico, ma non sempre questo è possibile. Non puoi cancellare la ses- sione (vengono buttate via vagonate di soldi per pagare tutti i musicisti e le sessioni), così avete bisogno di fare l’intera sessione di lavoro con il pilota automatico inserito, usando impostazioni che vi ricordate possano funzionare e sperando che nessuno si accorga se state male. Potreste sentirvi sia soddisfatti sia depressi, una volta terminata una buona sessione pur avendo lavo- rato praticamente sordi. Il mio vecchio capo mi diceva sempre: “Jez, finché avrai due gambe… ti voglio qui ogni mattina senza alcuna eccezione !”.
In ogni modo… sto uscendo dal discorso…
(Jeremy Wakefield)
To be continued…….